Per attirare clienti stranieri è fondamentale presentare i propri prodotti o servizi attraverso un sito tradotto e ottimizzato nel modo migliore, dopo averne curato non solo gli aspetti linguistici ma anche alcuni elementi tecnici.
Nella prima parte del 2020 gli equilibri di vendita si sono spostati sempre più verso l’online. L’esperienza di acquisto in presenza, attraverso negozi fisici, è risultata in calo per alcuni mesi e, anche alla ripresa delle attività commerciali, a farla da padrone sono rimaste le vendite attraverso e-commerce e piattaforme web.
Questa tendenza risulta ancora più significativa se si considerano i potenziali clienti esteri: se già in precedenza questa nicchia di pubblico veniva raggiunta prevalentemente online, ora questo canale di comunicazione è diventato ancora più essenziale per le aziende che desiderano proporsi a un pubblico estero.
Per questo motivo è fondamentale curare l’ottimizzazione del sito in modo da comprenderne:
La traduzione dei contenuti è il primo step di ottimizzazione a cui molte aziende si dedicano quando decidono di esportare il proprio business anche tra clienti esteri.
Così come per la cura dei contenuti in italiano, una traduzione attenta prevede la ricerca delle keyword più adatte e la resa del testo nel tone of voice più in linea con le esigenze del pubblico e l’immagine che l’azienda vuole dare di sè.
A differenza di quanto avviene con contenuti nella propria lingua, quando si ha a che fare con la traduzione di un sito occorre tenere a mente che il diverso pubblico potrebbe richiedere un adattamento del testo non solo a livello linguistico, ma anche in termini culturali e concettuali.
Uno stesso messaggio può risultare poco efficace o, addirittura, fraintendibile se tradotto letteralmente senza prendere in considerazione il background culturale dei potenziali clienti.
La traduzione dei contenuti di un sito deve quindi essere affrontata con il supporto di professionisti e strumenti in grado di garantirne la qualità.
In pochi settori la localizzazione dei testi, cioè il loro adattamento alle caratteristiche linguistiche e culturali del pubblico, è più determinante che nel Content Marketing.
Se, come già evidenziato, un testo tradotto in modo approssimativo rischia di risultare poco efficace, le conseguenze che questo potrebbe avere in un contenuto con scopo promozionale possono essere decisamente negative.
Un contenuto marketing tradotto male non rischia solamente di non essere compreso, ma di dare un’immagine errata o addirittura penalizzante dell’azienda e del prodotto.
Per questo è essenziale rivolgersi a traduttori professionisti che conoscano a fondo il mercato di riferimento e possano quindi garantire l’efficacia del messaggio tradotto.
Per contenuti più brevi, come guide e cataloghi e-commerce, è inoltre possibile ricorrere a servizi di traduzione machine-based.
In particolare, la tecnologia Neural Machine Translation permette di sfruttare intelligenze artificiali per avere traduzioni di buona qualità ma in tempi decisamente ridotti rispetto a quanto sarebbe necessario a un traduttore umano.
La NMT è quindi un valido strumento per venire incontro alle esigenze di chiunque necessiti di tradurre con urgenza grandi volumi di contenuti per il proprio sito.
Così come per i contenuti in italiano, l’ottimizzazione On-Page deve essere supportata da una corretta strutturazione del sito, in modo che le pagine possano offrire una buona User Experience ed essere maggiormente apprezzate anche dagli algoritmi di Google.
Tra i vari elementi di ottimizzazione On-Site, alcuni vanno proprio a supporto della creazione di un sito multilingua facilmente navigabile dagli utenti e correttamente impostato rispetto al funzionamento di Googlebot.
Associare una specifica versione linguistica del sito a un URL corrispondente, diverso da quello della pagina in italiano, permette di agire su due aspetti:
L’ottimizzazione degli URL può essere eseguita secondo due principali modelli:
Un esempio di domini separati è rappresentato da Amazon, che ha scelto questa opzione per la gestione delle diverse versioni della piattaforma (da sinistra: italiana, britannica, tedesca).
La diversificazione linguistica non corrisponde sempre alla suddivisione geografica del pubblico target. Pensare di tradurre un catalogo e-commerce in spagnolo per rivolgersi solo a utenti localizzati in Spagna, per esempio, rischia di far perdere la possibilità di attirare l’attenzione di un numero maggiore di clienti.
Una lingua, infatti, può essere parlata e utilizzata per la navigazione anche al di fuori dell’area geografica normalmente a essa associata.
Questo fenomeno risulta ancora più significativo con una lingua come l’inglese, utilizzata ampiamente in tutto il mondo come lingua franca da persone che parlano lingue madri diverse.
Per un’azienda che opera in Europa, quindi, potrebbe risultare molto utile fare in modo che Google mostri la versione inglese del sito non solo a utenti che accedono da UK, Irlanda e Malta. Sono molti gli utenti che, anche al di fuori di questi paesi, ormai utilizzano l’inglese come lingua per la navigazione online.
L’attivazione di specifici hreflang permette di far capire a Google quale versione linguistica del sito visualizzare per uno specifico territorio.
Sarà così possibile arricchire notevolmente la propria offerta di corrispondenze linguistiche, senza limitarsi a quelle più ovvie ma andando a raggiungere anche utenti che parlano una lingua al di fuori del suo paese d’origine.
In assenza di una versione specifica appositamente tradotta nella loro lingua, potenziali clienti olandesi o scandinavi, per esempio, potranno essere immediatamente indirizzati alle pagine in inglese invece che a quelle italiane, migliorando drasticamente la loro esperienza di navigazione.
Un altro strumento per migliorare la User Experience dei potenziali clienti che va a completare quanto offerto dell’impostazione di hreflang è il loro indirizzamento diretto alla versione corretta del sito.
Qualora le pagine siano state tradotte in uno spettro ampio di lingue (per un’azienda attiva in Europa occidentale si potrebbe trattare di inglese, francese, spagnolo e tedesco) è possibile far sì che agli utenti venga visualizzata direttamente la versione tradotta nella loro lingua di riferimento.
I visitatori del sito possono essere “smistati” in base a due elementi:
La seconda opzione è preferibile dal momento che, come precisato a proposito degli hreflang, non sempre la posizione geografica di un utente ne identifica con esattezza la lingua preferita. Facendo invece riferimento alla lingua impostata dal visitatore stesso per il proprio browser in uso, è possibile rispondere con maggiore precisione alle sue esigenze.
Per il sito di Zara si è scelto di creare sottodomini a cui gli utenti vengono indirizzati direttamente in base alla propria localizzazione (it - Italia). A questa prima scrematura viene però anche associata un'ulteriore suddivisione linguistica (en - perchè la lingua impostata da questo utente per la navigazione è inglese).
Qualora non si possa far sì che il visitatore venga indirizzato direttamente alla versione corretta del sito (tramite hreflang e individuazione automatica della lingua del browser) si può comunque garantirgli una buona User Experience grazie all’ottimizzazione dei pulsanti di switch tra le lingue.
A questo proposito, occorre prestare attenzione a due elementi:
Un esempio di selezione della lingua presentata senza bandierine e con le diciture native.
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